Azzardare nell’esplorazione, nella conoscenza, nelle seduzioni di una tecnologia così vicina – e purtroppo ancora così lontana – da prospettare all’uomo «un ascensore per scalare il cielo»: nel 1910 era questa la scommessa di Geo Chávez, l’eroico trasvolatare delle Alpi, capace di vincere la sua sfida a bordo di un monoplano spinto da un motore a pistoni di soli 50 cavalli. Quel ‘folle volo’ e quell’impresa coraggiosa e temeraria ispirarono un’ode famosa di Giovanni Pascoli, Chávez, ed è proprio dai versi di Pascoli e dal ‘mito’ di Chávez che si alimenta l’evento inaugurale della X edizione del festival Vicino/lontano 2014, in programma giovedì 8 maggio, alle 19.30, nella Chiesa San Francesco di Udine. Chávez titola appunto l’installazione sonora su partitura originale composta da Valter Sivilotti, autore anche delle musiche degli spettacoli teatrali ‘Magazzino 18’ e ‘La variante di Lüneburg’, per l’esecuzione del Coro del Friuli Venezia Giulia diretto in questa occasione da Irina Guerra Ling Long, con i Percussionisti del Conservatorio di Udine – Roberto Barbieri, Annamaria del Bianco, Giacomo Salvadori, Francesco Tirelli – coordinati da Roberto Barbieri e con live electronics di Giuliano Michelini.
All’evento musicale che apre il festival, giovedì 8 maggio, faranno seguito due incontri chiave di Vicino/Lontano 2014: la lezione magistrale del filosofo Roberto Esposito, innanzitutto, A cosa serve pensare? Mai come in questa stagione di generale disimpegno è necessario rivendicare le potenzialità da sempre inscritte nella facoltà del pensare, ma – si chiede Esposito – come trasformare la conoscenza in comportamento e forma di vita? Poco dopo, alle 21, il testimone passerà a un’altra lectio “d’autore”, quella dell’esperto di geopolitica Lucio Caracciolo, direttore di Limes: 1914-2014: cent’anni dopo ci riporterà alla Grande Guerra e alla storica cesura che il conflitto segnò nella storia mondiale. Cosa resta oggi di quello storico trauma, in Italia e nel mondo? In che misura le crisi attuali sono eredi degli eventi del ‘14-‘18? Queste e molte altre domande al centro della riflessione di Lucio Caracciolo, nel tentativo di legare l’attualità a un passato non troppo remoto.