Terra dei re

  • 16 maggio 2014
  • 20:00
  • Teatro San Giorgio

Performance teatrale realizzata con i richiedenti asilo del Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Gradisca d’Isonzo (Gorizia)

Progetto e regia Riccardo Vannuccini con Elisa Menon

Direzione tecnica e foto Marco Fabris

Assistenti alla regia Diego Furlan, Stefania Carlotta Delbianco

In collaborazione con

Comune di Gradisca d’Isonzo, Provincia di Gorizia-Progetto SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), Caritas Diocesana Gorizia-Ente gestore SPRAR, Consorzio Connecting People

In occasione dei 20 anni di attività di Vicini di Casa onlus

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Nell’andare in scena come performance, La Terra dei Re evita ogni folclore, ogni facile categorizzazione delle persone, così come la retorica spettacolarizzante dello straniero, e racconta in maniera semplice, inedita, libera, espressiva, musicale il primo incontro con l’altro. E dove se non a teatro, luogo in cui l’attore incontra, convocato sulla scena, lo spettatore?

Venti persone in scena provenienti da Pakistan, Afghanistan, Mali, Nigeria, Palestina – insieme agli attori italiani di Fierascena e ArteStudio – per raccontare le possibilità dell’azione teatrale. Uno spettacolo visuale, di materialità sonora, che riscrive il lessico performativo, scoprendo nelle incertezze dei protagonisti le intermittenze dell’esistere, l’eccezionalità dell’esperienza. Un breve racconto da tramandare a voce, un’incursione esperienziale. La sua finalità: riuscire a passare fra gli scogli cozzanti, fra due opinioni diverse, fra due religioni diverse, fra due modi di intendere lo stare al mondo in maniera diversa, comprendendo l’una e l’altra ipotesi e facendo esperienza profonda dell’una e dell’altra possibilità. Fra ospitalità e accoglienza si tratta dunque di inventare una terza parola, ancora sconosciuta, che sappia tener conto nel suo fondo della globalizzazione, della crisi economica mondiale e dell’esigenza di cum-prendere, prendere con favore, il dramma dei rifugiati, delle persone che fuggono dai propri Paesi incendiati dalla guerra, dove l’azione non è solo umanitaria ma anche di svelamento del perché le guerre sono dappertutto.