Premio Terzani – Edizione 2005
La motivazione della giuria
La vicenda di Francois Bizot è un intreccio straordinario di qualità personali e di coincidenze decise dal caso. Il suo lavoro di archeologo, i suoi incontri ripetuti con i khmer rossi e il suo libro “Il cancello” toccano i temi antichi e sempre attuali di ogni ricerca, di ogni viaggio esistenziale. Raccontano la curiosità per una cultura lontana, le promesse di un nuovo progetto politico, l’alleanza torbida tra violenza e potere. Bizot si incammina nella giungla del sud est asiatico, lungo le rive del Mekong, tocca la guerra, e in molti casi diventa un personaggio contiguo, che affianca, che a volte precede, che a volte segue la camminata di Tiziano Terzani. Si muovono lungo lo stesso itinerario, nello stesso momento storico. Pol Pot e gli altri capi dei khmer rossi avevano studiato alla Sorbona. L’archeologo partito dalla Francia è tra i pochissimi testimoni di quella ideologia purificatrice rapidamente degenerata. A un certo punto ricorda “… le pesanti responsabilità dell’Occidente, che aveva esportato senza sfumature i propri modelli e le proprie idee in un mondo del tutto estraneo alla propria cultura e non era poi stato in grado di prevedere, di bloccare o almeno di riconoscere gli effetti perversi di tale azione”. Pol Pot ha anticipato Milosevic e Saddam, che al suo confronto appaiono come tiranni minori. Ma la giustizia internazionale non ha trovato il tempo per raggiungere, interrogare e giudicare il carnefice dei cambogiani. Per questo le pagine di Bizot hanno il suono e la forza di una profezia solitaria.