vicino/lontano 2010
È soprattutto dei problemi di casa nostra – Italia ed Europa – che si discute a vicino/lontano quest’anno, a partire dalla “provocazione” della giuria del Premio Terzani, che ha voluto premiare in Umberto Ambrosoli il narratore di una vicenda umana e professionale, quella del padre Giorgio, divenuta “esemplare” in base al paradosso tutto italiano secondo il quale chi svolge con rettitudine una delicata funzione pubblica – senza scendere a patti con i poteri forti – accetta consapevolmente di mettere a rischio la propria vita. Come non sentirci interpellati allora a porre al centro del dibattito la questione della legalità e del rispetto delle regole democratiche, della trasparenza dei poteri e dei suoi meccanismi?
Di fronte al rischio di abdicazione etica di un’intera società, la nostra, saremo in grado, come cittadini, di reagire alla rassegnazione, di invertire insomma la rotta per aprire una nuova stagione che restituisca forza alla dimensione etica del vivere civile?
Cosa sta succedendo all’Europa, ancora alla ricerca della propria difficile identità politica, ora che è colpita da una crisi senza precedenti anche nel suo ruolo internazionale? Come sono cambiate le società di una buona parte dell’Europa Orientale – divenuta essa stessa “Europa” o in procinto di diventarlo – dopo essere stata protagonista della più vasta migrazione transnazionale di questo inizio secolo?
E d’altra parte, mentre sul territorio europeo si moltiplica la varietà di volti e fedi, destinati a giocarvi un ruolo importante, come riscrivere un patto di comunità che garantisca l’integrazione delle differenti culture che abitano il medesimo spazio sociale?
E in un orizzonte più ampio, quali paure, quali interessi inducono l’Occidente a condividere scenari di ininterrotta belligeranza dietro la maschera delle “guerre pacificatrici”, mentre nel frattempo si consuma, all’insaputa del comune cittadino, il devastante fiasco dell’economia globalizzata, nel segno di una speculazione finanziaria di livello planetario?
E come e quanto “ci fa vedere” di tutto questo l’industria tradizionale delle notizie – obbediente alla logica del mercato e dell’audience – mentre nel mondo dell’informazione si sta diffondendo il nuovo modello del cosiddetto citizen journalism, quello dell’era di internet?
Siamo davvero di fronte alla prima reale opportunità di libera manifestazione del pensiero per tutti gli uomini? A un Premio Nobel per la Pace, l’iraniana Shirin Ebadi, è affidato il compito di testimoniare lo stato di avanzamento lavori anche su questo versante oltre che su quello più generale dei diritti e delle libertà civili.
Ma non è tutto.
In un’economia mondiale sempre più integrata e interdipendente, fino a quando possiamo continuare a perseguire un modello economico-produttivo ad alto consumo di risorse? Affrontare concretamente il problema della sostenibilità negli stili di consumo e nei processi produttivi è divenuta un’opzione necessaria, e rappresenta sicuramente l’ultima frontiera delle nuove imprenditorialità.