vicino/lontano 2016
Assistiamo in diretta, sempre più spaventati, alle stragi terroristiche nei luoghi-simbolo della nostra laicità, dove si mescolano genti, merci, idee all’insegna del cosmopolitismo contemporaneo.
Osserviamo con sgomento lo scandalo di un’emergenza migratoria carica di tragedie, cui l’Europa, ormai divisa su tutto e sempre meno popolare, non è in grado di far fronte con misure umanitarie all’altezza della sua cultura democratica.
Le istituzioni che ci siamo dati per garantire la convivenza ci appaiono fragili e inadeguate. Fragili sono gli equilibri economico-finanziari della globalizzazione, orchestrati da interessi che ci trascendono. Frammentato e confuso il quadro geopolitico. Vulnerabile il territorio.
Offesa la “verità” che tutti conosciamo, ma, ancora una volta… “non abbiamo le prove”.
In una realtà sottoposta a sconvolgimenti profondi, siamo disorientati. E ci sentiamo vulnerabili: se siamo donne, adolescenti senza punti di riferimento, giovani e adulti senza lavoro; se siamo poveri o impoveriti, anziani, disabili, “diversi”…. soli.
Vulnerabilità è la cifra del nostro tempo.
Prenderne coscienza è un modo per stare al mondo – in questo mondo – senza affidare alla paura il governo dei nostri pensieri, ma affrontando nel confronto con gli altri i problemi che crediamo nostri e sono di tutti: un modo per combattere la crisi di fiducia nel futuro, pur continuando a coltivare dubbi e porre domande.