vicino/lontano 2011
Lavoro, diritti, nuove disuguaglianze. Internet tra libertà, informazione e mutamento antropologico. Istantanee italiane. Queste le aree tematiche della settima edizione.
La progressiva svalutazione del lavoro umano nell’Occidente industrializzato, il paventato arretramento delle sue conquiste in termini non solo di reddito, ma anche di diritti, garanzie e sicurezza, ci costringe a confrontarci con le realtà produttive di vaste aree dell’Estremo Oriente, che conoscono invece un processo, speculare e inverso, di crescita e di sviluppo sorprendenti, grazie a ritmi e condizioni di lavoro che non prevedono troppe tutele. Come evitare il ricatto di una concorrenza sproporzionata e distruttiva?
La crisi globale ha prodotto – in Italia, più che altrove – un drammatico aumento delle distanze sociali, rivelando inedite sacche di disagio economico. Come salvaguardare la dignità e il valore morale, oltre che economico, del lavoro? E quei diritti sui quali si fonda la stessa ragione democratica della nostra storia? Quanta disuguaglianza può sopportare una società che voglia definirsi “giusta”?
Internet rappresenta il più largo spazio pubblico che l’umanità abbia conosciuto: ogni giorno milioni di persone si muovono nell’universo digitale e comunicano liberamente tra loro, intrecciando saperi e riflessioni. Le nuove tecnologie sono divenute estensioni della nostra vita relazionale e psichica, plasmando inedite modalità cognitive e affettive e inaugurando forse un mutamento antropologico. E mentre Wikileaks mette in imbarazzo i potenti della terra, diffondendo documenti riservati di multinazionali e governi dell’intero pianeta, è lecito chiedersi se davvero la rete sia uno strumento in grado di contrapporsi al potere manipolatorio dei tradizionali mezzi di comunicazione di massa, rimettendo in discussione i confini che passano tra giornalismo e hacking, segretezza e trasparenza, tecnologia e potere. E soprattutto quanto e a quali condizioni possa divenire reale e concreta la “libertà” che il mito della rivoluzione digitale promette.
Nell’Italia dei 150 anni trionfa intanto il mito dell’ “antipolitica”. Un mito che, dopo aver sbancato ogni ipotizzabile consenso, ha trasformato il nostro paese in un palcoscenico permanente dove tutto si può dire e disdire, tutto si può urlare ed esibire, ogni regola si può infrangere, ogni valore vilipendere.
Come resuscitare nel nostro paese i valori dell’estetica, prima ancora che quelli dell’etica? Con quali forze “morali” potremo affrontare i problemi più urgenti e quelli di lungo periodo: la questione spinosa dell’approvvigionamento energetico, le linee e gli indirizzi della politica estera, l’impatto delle recenti ondate migratorie e i problemi della convivenza tra diversi? Con quali mezzi di persuasione democratica riproporre a un’intera società assuefatta e “indifferente” i principi della responsabilità individuale, del valore sociale del lavoro, della solidarietà, del rispetto e della salvaguardia delle proprie risorse storico-ambientali? Come coltivare il “coraggio” di essere onesti e costruire la passione per la legalità? E infine, come sconfiggere il senso di fallimento che ci toglie la vista del futuro?