Sguardi: Singular Perspectives on Udine
- 26 maggio 2018
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L’1% della popolazione del pianeta è più ricco del restante 99%. È un mantra che ormai tutti ci ripetiamo da tempo. Ora sappiamo anche che in Italia 4 milioni e 700 mila persone vivono in una condizione di “povertà assoluta”. Altri 4/5 milioni di cittadini rientrano nella categoria della “povertà relativa”. In compenso, il 5% più ricco degli italiani possiede quasi il 40% della ricchezza nazionale. Quanto al tasso di disoccupazione, è al 10,8%; per i giovani al 32,2%.
Ma poi, di cosa parliamo quando parliamo di lavoro al tempo del capitalismo maturo e della rivoluzione digitale? Chi sono i lavoratori del mondo contemporaneo? Per quelli che un lavoro ce l’hanno, la parola chiave sembra essere “flessibilità”, che spesso si traduce in “precarietà”. Quali conseguenze ha sull’equilibrio e sulla qualità della vita delle persone, specie se donne, questa condizione?
Fortemente ridimensionato il ceto medio, negli ultimi anni si è allargata a dismisura, e con una formidabile accelerazione, la forbice socio-economica tra le classi. Dove e come si è formata la diseguaglianza del terzo millennio? Come sta rispondendo la politica a tutto questo, quando il malcontento degli esclusi fomenta rabbia, risentimento e voglia di poteri forti?
Una sfida difficile per la nostra democrazia, chiamata a contrastare non solo la povertà, ma a riequilibrare altre diseguaglianze, che rischiano di corrodere i diritti fondamentali della convivenza civile, trasformando le differenze in discriminazione: di sesso, di età, di salute, di cultura, di istruzione, di competenze, di potere, di religione, di etnia…
A partire da un’analisi realistica delle vecchie e nuove diseguaglianze – che prescinda da ideologie precostituite – vicino/lontano vuole quest’anno chiedersi se sia possibile ripartire da una uguaglianza delle opportunità che garantisca lo sviluppo di tutti, adottando un pensiero lungimirante.
Al centro del consueto quadro geopolitico il progressivo aggravarsi degli squilibri e della conflittualità nei rapporti fra Stati in vaste aree del pianeta e in particolare nel Medio Oriente, dove l’evoluzione del conflitto siriano potrebbe, tra l’altro, determinare nuove ondate di flussi migratori verso i paesi europei che si affacciano al Mediterraneo.
Arriveranno nuovi profughi. Chiederanno di essere soccorsi e di avere un futuro di pace. Siamo preparati a rispondere con una politica dell’accoglienza che sia responsabile e razionale, e insieme umana?
Ancora una volta la giuria del Premio Terzani ha colto nel segno, premiando Domenico Quirico, che quel conflitto ha rappresentato in Succede ad Aleppo proprio nelle sue dolorose, drammatiche conseguenze sulla popolazione civile di tutti gli schieramenti.
Infine, è ai giovani in particolare che vicino/lontano ha voluto affidare il compito di guardare il mondo dal punto di vista del futuro, lanciando la sfida di una improrogabile assunzione di responsabilità nei confronti dell’ambiente, la cui salute e il cui equilibrio dovranno garantire alle future generazioni un pianeta vivibile.