Sorj Chalandon per La quarta parete (Keller); Li Kunwu e P.Ôtié per Una vita cinese (add editore), Domenico Quirico per Esodo (Neri Pozza); Gerard Russell per Regni dimenticati (Adelphi) e Brian Turner per La mia vita è una paese straniero (NN) sono i cinque finalisti della tredicesima edizione del Premio letterario internazionale Tiziano Terzani, riconoscimento istituito e promosso dall’associazione culturale vicino/lontano di Udine insieme alla famiglia Terzani.
La giuria, riunitasi nei giorni scorsi a Firenze a casa Terzani, ha selezionato i titoli che andranno in votazione a partire da un elenco di quaranta libri: «Cerchiamo ogni anno – commenta Angela Terzani, presidente della giuria – di candidare al premio opere che aiutano a far luce sui retroscena umani, storici o politici delle questioni di maggiore attualità nel mondo. Questo, per restare fedeli allo spirito di Tiziano – alla cui memoria il premio è dedicato – che ha sempre voluto tentare di capire, e far capire, ciò che avveniva di là dai nostri orizzonti». I giurati – Giulio Anselmi, Enza Campino, Toni Capuozzo, Tommaso Cerno, Marco Del Corona, Andrea Filippi, Àlen Loreti, Milena Gabanelli, Ettore Mo, Carla Nicolini, Paolo Pecile, Valerio Pellizzari, Peter Popham, Marino Sinibaldi – si sono ora riservati un supplemento di riflessione prima di passare alla votazione finale. Il vincitore sarà annunciato a fine aprile e sabato 13 maggio, al Teatro Nuovo Giovanni da Udine (ore 21), sarà il protagonista della serata-evento per la consegna del premio, da sempre l’appuntamento centrale del Festival vicino/lontano, in programma quest’anno a Udine dall’11 al 14 maggio. Un’occasione per conoscere e incontrare dal vivo osservatori della realtà del nostro tempo capaci di raccontarci il mondo anche attraverso la trasfigurazione simbolica della letteratura, nelle sue diverse forme.
Mese: Marzo 2017
Salviamo Turle House, la casa di “Un indovino mi disse”
Ci installammo a Bangkok nella casa più bella e fatata in cui abbiamo mai vissuto, un’oasi di vecchio Siam in mezzo all’orrore del cemento… » ─ Tiziano Terzani, Un indovino mi disse (1995)
La mitica Turtle House, la casa di Bangkok dove Tiziano Terzani scrisse “Un indovino mi disse”, sta per essere abbattuta. Scomparirà sotto le ruspe per far posto ad un anonimo palazzone di cemento.
Insieme alla casa sparirà anche un pezzo di storia e di cultura, non solo italiana.
Turtle House è una delle case tradizionali più belle di Bangkok. Ne ha scritto anche l’autorevole magazine AD Architectural Digest.
Un altro simbolo di un’epoca, al contempo testimonianza dell’opera di uno scrittore e giornalista che ha ispirato e continua a ispirare migliaia di persone con il suo messaggio di pace, verrà cancellato per sempre.
Anche il giardiniere e custode Kamsing, che visse con la famiglia Terzani e che vive ancora lì, perderà tutto, la casa e il lavoro. Il bellissimo laghetto che vedete nella fotografia dell’Archivio Terzani è già stato prosciugato. Tutti i pesci e la tartaruga ultracentenaria sono stati trasferiti allo zoo.
Salviamo Turtle House!
Non permettiamo che questo “luogo dell’anima”, patrimonio di valore storico e culturale, venga abbattuto per far posto all’ennesimo “non-luogo”.
Proteggiamo Turtle House e aiutiamo Kamsing a restare nella sua casa, trasformandola in un museo, in un centro culturale italiano, in una scuola di lingue, in un luogo di condivisione e aggregazione che diffonda e unisca le nostre culture, conservando e difendendo la storia che è di tutti noi.
Vi invitiamo a firmare la petizione lanciata su change.org
A “Casa Teatro” un incontro sulle dipendenze
Continua la collaborazione tra vicino/lontano e la Fondazione Teatro Nuovo Giovanni da Udine. Mercoledì 8 marzo, alle 17.30, nel foyer, ha luogo il secondo appuntamento del ciclo di incontri di “Casa Teatro” curato da vicino/lontano.
L’iniziativa è nata per accompagnare la stagione di prosa del principale teatro cittadino, che vede in scena, dal 7 al 9 marzo, la commedia di Carlo Goldoni “Le donne Gelose”, nell’allestimento del Piccolo Teatro di Milano per la regia di Giorgio Sangati.
“Le donne gelose” è la prima commedia che Goldoni scrisse interamente in veneziano. L’attenzione dell’autore si concentra su una zona circoscritta della città, un vicinato, un periodo preciso, gli ultimi giorni di carnevale, e su un’unica classe sociale di bottegai e mercanti, piccoli borghesi già sulla soglia dell’impoverimento.
«È un mondo chiuso – scrive Sangati nelle note di regia – claustrofobico, senza contatti con l’esterno, autoreferenziale, segnato prima ancora che dalla crisi economica da una deriva morale che trascina i protagonisti in un vortice di dipendenza patologica dal gioco, in un turbine di gelosie e invidie deliranti. I rapporti umani sono miseri, ipocriti; le relazioni corrose, ammuffite, perennemente condizionate da motivi economici; l’intimità è squallida, segnata da insulti e botte. Imperano il culto del denaro e una fiducia ossessiva nell’azzardo: solo la sorte infatti può alleviare l’angoscia di (ri)cadere nella miseria, ma si tratta di un sollievo temporaneo per un mondo dal destino ormai segnato. Nessuno lavora, ma le energie si sprecano, tutti si affannano, si inseguono, si consumano, senza trovare una via d’uscita, come in un labirinto in cui si gira a vuoto e si ritorna sempre al punto di partenza».
Dello spettacolo e del tema “Dipendenza/Indipendenza” parlano a “Casa Teatro” gli attori della compagnia, lo psichiatra Francesco Piani, già responsabile del Dipartimento delle Dipendenze della Azienda Sanitaria Universitaria Integrata Udinese e i ragazzi della redazione “Scuola” del Messaggero Veneto che hanno lavorato sul tema sotto la guida della responsabile dell’inserto, Gabriella Scrufari. Modera Paola Colombo.
Ingresso libero